venerdì 16 gennaio 2015

BASTA! IO NON SONO CHARLIE...






Noi cattolici non possiamo continuare a tacere davanti alla mancanza di libertà religiosa! Tutti abbiamo condannato e continuiamo a condannare qualsiasi atto di violenza, ancor di più se di matrice terroristica. Ma non chiedetemi, in nome dell'antiviolenza di giustificare la blasfema e oltraggiante satira di Charlie Hebdo! In diversi paesi del mondo la "satira" di quel giornale è un reato perché si tratta di blasfemia e/o vilipendio alla religione. Ma possiamo permettere che chiunque continui a pubblicare oscenità di quel genere? Questa è libertà? Hanno pure avuto l'ardire di affermare che i musulmani o gli estremisti musulmani non hanno il senso dell'humour perché non sanno ridere di sé stessi! Provi qualche benpensante a guardare una vignetta dove la propria madre viene caricaturata in atti osceni con uno sconosciuto  per vedere se gli viene da ridere (e questa non sarebbe la migliore delle ipotesi, in senso ironico ovviamente).

Poi è arrivata l'apologia di terrorismo, perché guardacaso proprio un comico ha pronunciato il nome di un terrorista parafrasando lo “slogan” dell'antiterrorismo! E' troppo! Basta! Io non sono Charlie! Rappresentare satiricamente varie divinità o leaders religiosi in maniera oscena sarebbe ironia o al massimo satira, mentre fare della comicità con il nome di un terrorista è reato di apologia di terrorismo? No, non sono d'accordo. La libertà non è indipendente dal rispetto degli altri. Quando viene oltraggiata una divinità o un leader religioso di quella divinità è oltraggio. Sempre e comunque ingiustificabile come sono sempre e comunque ingiustificabili la violenza e il terrorismo. Siamo così sicuri poi, che abbiano attaccato un giornale che veramente rappresenta la libertà di espressione? E' quella del Charlie la libertà di espressione? La libertà, anche di espressione, non può sconfinare nell’oltraggio, perché non è più libertà quella che lede la libertà altrui.

Io sono un cattolico e mi rifiuto di accettare le modalità di espressione del Charlie non soltanto perché offende la mia religione e anche quella degli altri. Forse in Francia ancora fanno confusione tra laicità e laicismo. Ben venga una sana laicità che conosce molto bene i diritti della libertà religiosa, che li difende così come difende lo Stato da qualsiasi estremismo, compreso quello religioso. 

Il fatto che in Francia non esista più il reato di vilipendio alla religione o quello di blasfemia, non significa che ora si abbia il diritto di oltraggiare la religione o di essere blasfemi. Rimangono sempre tali pur non essendo reato. Bene ha detto il filosofo francese Collin: "Esigere che un musulmano divenga un buon cittadino aderendo ai valori della Repubblica di cui la pietra di paragone è «Charlie», significa praticamente escluderlo e dunque gettarlo nelle braccia dei fondamentalisti che non aspettano altro che questo" (Cf. T. Collin, «Je suis Charlie» une faute éthique et politiche, in La Croix, 14-01-2015).