domenica 18 ottobre 2009

Ciao Beppe...



Da "Il Portico" (18/10/2009)

“Sorella Morte”, come la chiamava Francesco d’Assisi, è passata nel convento dei Cappuccini a Cagliari, e insieme a fratello Beppe, sono andati dal Padre, per continuare all’infinito quella vita già iniziata nel tempo. Il vangelo dell’ultima S. Messa alla quale fra Beppe ha partecipato diceva che non basta osservare i comandamenti per ereditare la vita eterna, ma occorre anche avere il coraggio e l’umiltà di lasciare ogni cosa, di vendere tutto e di seguire personalmente il maestro Gesù. Così abbiamo visto l’ultima volta fra Beppe, con lo zaino in spalla, pronto a partire. Ha preso appuntamenti con tanti, ma gli appuntamenti possono aspettare, seguire Gesù no, questo è un appuntamento che ha la priorità su tutti gli altri. Tante riunioni, tanti incontri e anche tanti scontri, tanta voglia di confrontarsi nella ricerca dell’unica Verità. La fede ci illumina, crediamo e sappiamo che la morte è stata vinta, eppure non ci sembra vero: ci hai lasciati. Hai amato tanti e tanti ti hanno amato, hai aiutato gli altri ad amare Dio, forse soprattutto attraverso il tuo prodigarti per il Beato Nicola. Tempo fa scrivevi: “Fra Nicola dinanzi ai rimproveri, le denigrazioni, le incomprensioni, le difficoltà, decide di aprire il Vangelo scoprendo che la pazienza richiede di vivere secondo il cuore di Dio che, parlando, dona il tempo all’uomo per una risposta, e attende che questa arrivi alla conversione. Il concedere il tempo di maturazione, di riflessione non è semplice impassibilità, ma è la lungimiranza del suo amore, un amore che «non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva» (Ezechiele 33,11). Dinanzi al sentire l’impazienza dell’umanità, Fra Nicola dice poche parole che cadono nella profondità del cuore di chi lo ascolta. Sono parole che richiedono il tempo della morte e della gestazione nel Vangelo per produrre l’unico frutto maturo della fede: la conversione” (Voce Serafica, 01/2009). Solo qualche mese fa parlavi di morte, una morte che arriva solo quando ci ha donato il tempo della risposta necessaria. Era un articolo sulla pazienza di fra Nicola, una pazienza che assomiglia tanto alla morte, perché la pazienza assomiglia alla morte spirituale, perché la pazienza secondo il cuore di Dio, è quel frutto della Grazia che si trasforma in Prudenza che sa aspettare, perché Egli vuole che ci convertiamo e viviamo. “Non è semplice impassibilità, ma lungimiranza del suo amore”, sono le tue parole, quelle che oggi ci lasci come tuo testamento. Tu hai avuto il tuo tempo, anche poche ore prima del tuo passaggio hai aperto il Vangelo per spiegarlo alla gente con la tua solita passione. Caro Beppe, ora che contempli faccia a faccia quell’Amore Paziente, prega per noi, per la nostra Provincia e per tutti quelli che ti hanno conosciuto, perché impariamo, sulle orme dell’Unico Maestro a comprendere sempre di più Dio che è Mistero, che è anche trascendenza. Abbiamo tanto bisogno di convertirci, di comprendere che Dio ci parla attraverso la fraternità, una fraternità ecclesiale, che è soprattutto Corpo Mistico di Cristo. A presto, caro Beppe, un abbraccio di cuore, ti voglio bene. Tuo fratello in Cristo, Fabrizio.

Costa d'Avorio - Settembre 2009

La mia prima e meravigliosa esperienza in Africa...due settimane intense dove ho incontrato i missionari Cappuccini della Costa 'Avorio, le Clarisse della Capitale Abidjan, le famiglie di città e dei villaggi, tanti tipi di ricchezza e tanti tipi di povertà


Qui celebravo la messa nel villaggio di Alepé. Il coro canta e balla, son vestiti tutti uguali e formano una coreografia che aiuta tanto la preghiera



Le Clarisse, alle quali ho parlato della Regola di san Francesco





I frati ai quali ho predicato gli esercizi spirituali. Venivano anche da diverse nazioni vicine, oltre gli italiani...



La famiglia del mio amico fra Zaccaria



Col mio amico fra Zaccaria



Le strade per raggiungere i villaggi dove i missionari portano l'annuncio di Gesù Cristo



Come si presentano le strade dei villaggi...



Anche se siamo in città, le condizioni di lavoro sono molto precarie



Un minareto in un piccolo villaggio. La maggioranza della popolazione è musulmana, un 5% cattolico, e poi si denota la presenza di tante piccole sette